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L’acido lattico tra miti e leggende

L’acido lattico tra miti e leggende

L’acido lattico è assolutamente da evitare perché fa male!

Se lo pensi davvero forse questo articolo fa per te!

Intanto ti dico subito che cosa non è. Sicuramente non è un prodotto che nuoce alla salute.

Ora invece ti dico quello che è:
L’acido lattico è un sottoprodotto della glicolisi, che si forma in qualunque attività che richieda attività muscolare un pò intensa.

Quindi è un bioprodotto che fondamentalmente deriva dalla degradazione degli zuccheri, né più né meno.
Viene degradato molto velocemente e viene quindi smaltito e riutilizzato nuovamente come substrato energetico.

Ci sono tessuti che ne sono molto ghiotti, esempio il cuore.

Se iniziamo un’attività intensa di tipo anaerobica, magari uno scatto di 30 secondi al massimo delle nostre potenzialità, la via metabolica convertirà l’acido piruvico (prodotto di questa degradazione degli zuccheri) in acido lattico.
Se invece facciamo attività meno intense, la situazione sarà ben diversa perché l’acido piruvico non diventerà acido lattico (o almeno non subito) ma entrerà nel Ciclo di krebs e poi nella catena di trasporto degli elettroni e non vede (subito) accumulo di acido lattico.

Ma perché è un fattore limitante?

Perché un eccessivo accumulo nei muscoli e nei fluidi corporei ne rallenterebbe la contrazione muscolare.

Ma cosa succede a questo acido lattico?

Succede che in ogni caso questo può essere usato o come fonte di energia direttamente dalle fibre adiacenti (le fibre di tipo I ne sono ghiotte) oppure semplicemente viene trasportato dal muscolo al fegato, dove verrà riconvertito nuovamente in glicogeno e quindi nuovamente riutilizzabile come fonte di energia da tutte le cellule.

Quanto resta in circolo l’acido lattico?

Dipende, ma solitamente non più qualche oretta.

Ricordiamo che l’acido lattico è un sottoprodotto della glicolisi anaerobica.
Nonostante tutto la maggioranza della gente crede che l’acido lattico sia la causa della fatica in tutti i tipi di attività fisica.
Quando invece l’acido lattico è sotto costante turnover, quindi riciclato per produrre energia (come descritto sopra).

I maratoneti, per esempio, spesso hanno una concentrazione di acido lattico abbastanza costante durante tutta la corsa e ancora più spesso troviamo questa concentrazione anche dopo la corsa, nonostante la notevole fatica.
La loro fatica però è dovuta da ben altri fattori, per esempio un inadeguato apporto di scorte energetiche, sicuramente non dall’eccessivo accumulo di acido lattico.

Sport che richiedono alte intensità invece, per esempio, possono portare ad un grosso accumulo di acido lattico. Ma la presenza dell’acido lattico in sé non può essere indicata come la sola causa di fatica.

Se non è ancora chiaro, l’acido lattico viene degradato, convertito in lattato e porta un accumulo di ioni idrogeno.

Del lattato non vi è una prova che dimostri di avere un ruolo negativo nella produzione di forza.
Per quanto riguarda gli ioni idrogeno frutto di questa degradazione, causa invece un’acidosi muscolare.
Fortunatamente nel corpo abbiamo dei tamponi che minimizzano l’influenza di questi ioni idrogeno.

Quindi per effetto degli ioni idrogeno, abbiamo un abbassamento del pH intramuscolare.
Questo può essere la prima causa della sensazione di fatica che percepiamo per esempio dopo un esercizio ad alte intensità.
Ristabilire però i livelli di pH intramuscolare dopo un intero allenamento ad alte intensità, richiede non più di 40 minuti di recupero.

Ripeto, non più di 40 minuti di recupero.